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Gli studenti italiani sono i più stressati d’Europa: questo il quadro che emerge da un questionario psicologico sottoposto dall’università Statale di Milano, nel 2022, a 7096 studenti.
I numeri non lasciano adito a dubbi: il 32% si è dichiarato insoddisfatto della qualità della propria vita, il 48% ammette di provare ansia da prestazione, che si traduce in mancanza di concentrazione, senso di panico, inquietudine e sintomi somatici, il tutto a scapito delle prestazioni accademiche. Il 47% degli studenti ammette di aver cercato aiuto, di questi il 24% ha iniziato un percorso di psicoterapia.
Tra i fattori più rilevanti all’origine di questo malessere: la lontananza da casa, la difficoltà nel trovare un nuovo equilibrio di vita e far fronte alle spese, trovare un lavoro, portare avanti lezioni, esami e tirocini, oltre che la preoccupazione legata ai test di ammissione1.
Problematiche radicate in una società sempre più basata sulla competizione e sulle performance, salite all’attenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization) che già nel 2016 ha proposto la seguente definizione per lo stato di benessere mentale di un individuo: “Uno stato in cui un individuo realizza le proprie capacità, può far fronte alle normali tensioni della vita, può lavorare in modo produttivo e fruttuoso, ed è in grado di dare un contributo alla sua comunità”2.
Una persona capace di occuparsi del proprio benessere possiede un buon livello di autostima, la fiducia nel proprio operato e una positiva considerazione verso gli altri; in sintesi, è in possesso di Life Skills, termine con cui la stessa WHO indica le abilità socio-emotive e relazionali che permettono ai giovani di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a sé stessi, agli altri e alla comunità.
Secondo alcuni studi, nel panorama accademico moderno gli studenti universitari sono alle prese con stress emotivi a livelli senza precedenti, risultanti da una confluenza di fattori, tra cui la pressione accademica, l’uso dei social media, l’incertezza economica e per il futuro e le aspettative della società.
L’avvento e la proliferazione delle tecnologie e di nuovi modelli di informazione hanno ulteriormente complicato lo scenario, con studi che collegano l’elevato utilizzo di queste nuove tecnologie ai sintomi presentati dagli studenti universitari.
La pressione causata nel dover eccellere durante il percorso accademico è un fattore di ansia significativa per molti studenti. La natura competitiva dell’istruzione universitaria, unita alle elevate aspettative della famiglia e della società, può creare un ambiente in cui gli studenti si sentono costantemente sotto pressione per ottenere risultati. Questa pressione può essere particolarmente intensa per gli studenti che sono i primi nella loro famiglia a frequentare l’università o per coloro che si cimentano in campi di studio altamente competitivi.
L’incertezza economica e per il futuro unita alla prospettiva dubbia di trovare una occupazione lavorativa dopo la laurea, rappresentano ulteriori fonti di ansia costante, che può portare problemi del sonno, situazioni di ansia e depressione e sbalzi di umore, alimentando un circolo vizioso di stress cronico e interruzione del sonno.
Infine, l’ansia perenne che caratterizza la fascia di età dei giovani adulti 18-25/30 anni, può avere un impatto negativo sulle funzioni cognitive, portando a difficoltà di concentrazione, capacità decisionale e memoria.
Per superare le situazioni che affliggono e condizionano il benessere mentale, si può ricorrere a tecniche di rilassamento individuali, dedicarsi allo sport in palestra, a una passeggiata o corse all’aria aperta per allentare le tensioni, a tecniche di rilassamento praticando yoga per scaricare l’ansia.
Ma quando l’ansia coglie improvvisamente, come ad esempio in occasione di prove importanti come un esame, la discussione della laurea o un colloquio di lavoro, appare difficile poterla gestire.
Per questo è sempre maggiore la domanda di rimedi naturali che possano aiutare a mantenere il benessere mentale, contrastando gli stati d’ansia, sia cronica che in occasioni più circostanziate. Già nel 2014, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stimava che almeno l’80% della popolazione mondiale utilizzasse prodotti erboristici come fonte primaria di rimedio3.
Anche la comunità scientifica si sta interessando da anni a validare con studi clinici quelle piante che, per uso tradizionale, riportano benefici nel favorire il rilassamento e benessere mentale proprio nelle situazioni di stress emotivo che inducono stati d’ansia e agitazione, sia occasionale che costante nel tempo.
In questi ultimi anni l’uso di piante nella gestione delle situazioni di disagio emotivo, stress, ansia, agitazione, si è consolidato tanto da diventare un supporto sicuro ai trattamenti farmacologici. Addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’EMA (European Medicines Agency) indicano alcune piante per la loro efficacia nella gestione di diversi disturbi dell’umore, attraverso differenti meccanismi di azione.
I fattori fisiologici che sottendono le situazioni di ansia e che la perpetuano nel tempo sono legati e disequilibri dei sistemi neurobiologici4, anche se i meccanismi specifici dei disordini legati all’ansia ancora oggi sono compresi solo in parte. Si sa di certo che l’Acido Gamma-Amino-Butirrico (GABA) è il principale neurotrasmettitore conosciuto per controbilanciare l’azione eccitatoria del glutammato a livello del sistema nervoso centrale. In questo senso, il GABA agisce inducendo il rilassamento nei confronti nel sistema nervoso eccitato, come avviene nelle situazioni di ansia5. Proprio su questi aspetti le recenti ricerche si sono poi focalizzate per individuare specie vegetali che potrebbero ampliare la possibilità di coadiuvare l’attività rilassante in modo più specifico.
Fra queste, alcune piante sono ben note nel panorama erboristico per favorire il rilassamento e il benessere mentale nelle situazioni di stress emotivo correlato a stati d’ansia. La più interessante dal punto di vista scientifico è la Magnolia (Magnolia officinalis Rehder&Wilson). Originaria dei Paesi asiatici, ma molto diffusa anche in Europa, la Magnolia è una pianta utilizzata da secoli nella tradizione orientale.
Si distingue per la corteccia molto aromatica, le grandi foglie e i fiori particolarmente belli dal color bianco-crema. I componenti bioattivi più significativi sono stati isolati dalla sua corteccia e si tratta di lignani dal nome Magnololo e Honokiolo6 e sono caratterizzati dal sapore pungente e amaro. Ci sono diverse pubblicazioni sulle ricerche di interazione fra i componenti della Magnolia e i recettori GABAergici.
C’è poi un aminoacido che si chiama L-Teanina, principale componente responsabile del gusto del Tè Verde, chiamato “umami” in lingua giapponese, che vuole dire “saporito”. Nella tradizione giapponese viene utilizzato proprio per l’azione migliorativa negli sbalzi di umore7. Ci sono diverse pubblicazioni sugli studi di correlazione fra la L-Teanina e il sistema nervoso centrale, nelle situazioni di stress ed eccitatorie del sistema nervoso stesso8.
Sembra che l’associazione di Magnolia e L-Teanina con due piante dalla nota attività rilassante come la Melissa (Melissa officinalis L.) e il Mandarino o.e. (Citrus reticulata Blanco), si riveli particolarmente utile nella gestione dei disturbi dell’umore e nel favorire il benessere mentale9 nelle situazioni di stress che generano ansia ed eccessiva emotività.
La Melissa viene infatti tradizionalmente impiegata come rilassante nelle situazioni di disturbi del sonno, il suo effetto si riflette in una calma ritrovata e benessere mentale, tanto da essere stata utilizzata in studi clinici per il trattamento dell’ansia10. Il costituente identificativo della Melissa è l’acido rosmarinico, la cui titolazione nell’estratto di Melissa è sinonimo di buona qualità della materia prima.